Sfide e prospettive nell'attuazione del Codice Rosso in Italia: analisi delle criticità in corso.
- Introduzione
Il Codice Rosso rappresenta una significativa evoluzione nel quadro normativo italiano, volto a contrastare con maggiore efficacia la violenza domestica e di genere. Introdotto con la legge 19 luglio 2019, n. 69, il Codice Rosso risponde alla necessità di garantire un intervento tempestivo e deciso da parte delle autorità giudiziarie e delle forze dell'ordine in situazioni di emergenza che coinvolgono vittime di violenza. L'adozione di questa normativa è stata motivata da un crescente allarme sociale e da una serie di tragici episodi che hanno messo in luce le carenze del sistema giudiziario nel proteggere adeguatamente le persone in pericolo.
Il Codice Rosso fu presentato da l'allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e l'allora ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno. La legge ha ricevuto un ampio sostegno parlamentare, segno di un consenso trasversale sulla necessità di intervenire con decisione per contrastare la violenza di genere.
La normativa prevedeva l'obbligo per le autorità di polizia di informare tempestivamente il pubblico ministero sulle notizie di reato, introducendo inoltre misure cautelari più stringenti. Queste disposizioni mirano a garantire una protezione rapida ed efficace alle vittime, promuovendo al contempo una maggiore sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno. Anche le organizzazioni e i centri antiviolenza hanno sottolineato l'importanza dello sviluppo e delle successive modifiche legislative con un robusto sistema di supporto alle vittime, che includa assistenza psicologica, legale e sociale.
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- Genesi del Codice Rosso: origini e quadro normativo
Il Codice Rosso nasce dunque in un contesto di crescente attenzione sociale e politica verso i temi della violenza di genere e domestica. Negli anni precedenti alla sua adozione, numerosi episodi di violenza contro le donne avevano scosso l'opinione pubblica, evidenziando le carenze del sistema giudiziario italiano nel proteggere le vittime e nel punire tempestivamente i colpevoli.
La necessità di una legislazione più efficace in materia di violenza di genere è emersa a seguito di numerosi casi di cronaca che hanno sconvolto l'opinione pubblica italiana. Episodi di femminicidio e violenze gravi, spesso perpetrati da partner o ex partner delle vittime, hanno messo in luce l'inadeguatezza del sistema giudiziario e delle forze dell'ordine nel prevenire e contrastare tali crimini.
Uno dei principali problemi del sistema preesistente era la lentezza delle procedure giudiziarie e dell'intervento tardivo delle autorità, permettendo ai perpetratori di continuare a minacciare e danneggiare le vittime. Inoltre, le misure di protezione previste erano spesso inadeguate, lasciando le vittime in situazioni di grave rischio. Nel tentativo di rispondere a queste criticità, venne dunque introdotto il Codice Rosso, una legge che ha quindi per intento principale quello di velocizzare le procedure giudiziarie, migliorare la protezione delle vittime e promuovere una maggiore sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno.
L'iter legislativo del Codice Rosso ha visto una collaborazione significativa tra diverse forze politiche, con l'obiettivo comune di rafforzare quindi la tutela delle vittime di violenza. La legge prevede che il pubblico ministero debba ascoltare la persona offesa o il denunciante entro tre giorni dalla notizia di reato, accelerando così i tempi di intervento rispetto al passato e introducendo misure cautelari più severe. Questo modus di intervento è cruciale per valutare immediatamente la gravità della situazione e adottare le misure necessarie per proteggere la vittima.
Tale percorso legislativo del Codice Rosso ha visto un ampio consenso politico, con il riconoscimento unanime della necessità di rafforzare la protezione delle vittime di violenza domestica e di genere. La legge è stata approvata con una maggioranza trasversale, segno di un impegno condiviso da tutte le forze politiche per affrontare una problematica che non conosce confini di parte.
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- Contenuti del Codice Rosso
In primis l'obiettivo è quello di mirare ad una procedura accelerata per le denunce. Come già anticipato, il pubblico ministero deve ascoltare la vittima o il denunciante entro tre giorni dalla notizia di reato. Questa misura è volta a garantire un intervento tempestivo e a valutare immediatamente la gravità della situazione.
In più vi è stata l’introduzione di nuove fattispecie di reato, come il revenge porn (art. 612 ter c.p.) definito attraverso il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate e punito con la reclusione da uno a sei anni; la deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (art. 583-quinquies c.p.) reato che prevede pene severe per chi provoca lesioni permanenti al volto della vittima, come nei casi di aggressioni con acido o altre sostanze corrosive, pena che prevedere la reclusione da otto a quattordici anni; costrizione o induzione al matrimonio mediante inganno (articolo 558 bis c.p.) per mezzo di violenza psico-fisica o minaccia, col fine di costringere qualcuno a contrarre matrimonio o unione civile e pena prevista che va da uno a cinque anni di reclusione.
Ma tra le principali introduzioni del Codice Rosso vi è anche l’inasprimento delle pene per reati esistenti in termini di pena detentiva (come per il raddoppio dei termini di custodia cautelare) e sanzioni pecuniarie, come per i casi di violenza sessuale, stalking e maltrattamenti contro familiari e conviventi.
Queste modifiche legislative rappresentano un impegno da parte del legislatore italiano per garantire una maggiore protezione delle vittime di violenza domestica e di genere e per punire in modo più efficace coloro che commettono tali reati.
Altro importante tassello è caratterizzato dalle misure di protezione per le vittime con lo scopo di fornire un supporto immediato e di prevenire ulteriori abusi da parte degli aggressori. Tra le principali misure di protezione previste vi sono: ordini di allontanamento nei confronti del presunto aggressore dalla casa familiare o dai luoghi frequentati dalla vittima; il divieto di avvicinamento che include anche il divieto di comunicare con la vittima in qualsiasi modo (ad esempio, tramite telefono, messaggi o social media); l’assegnazione della casa familiare nel caso di violenza domestica con l’assegnazione temporanea di una casa familiare alla vittima; accompagnamento e protezione delle vittime attraverso le forze dell'ordine come nell’esempio di assistenza immediata in situazioni di emergenza o garantendo un presidio nei pressi della casa della vittima per prevenire ulteriori minacce.
Fondamentale è anche la questione circa le misure cautelari che il Codice Rosso prevede di applicare per garantire un supporto completo e adeguato alle vittime di violenza domestica e di genere con lo scopo di proteggere i diritti e il benessere delle vittime durante l'intero processo giudiziario e di assicurare loro un accesso equo alla giustizia. Tra le principali misure di tutela previste vi sono: assistenza legale per le vittime di violenza domestica e di genere col fine di garantire accesso gratuito a un'assistenza legale specializzata, che può aiutarle a comprendere i loro diritti, a presentare denunce e a partecipare al processo penale; tutela della privacy durante le indagini e il processo giudiziario facendo sì che le informazioni personali delle vittime siano trattate con riservatezza e che vengano adottate misure per evitare la divulgazione non autorizzata di informazioni sensibili; supporto psicologico e sociale col diritto per le vittime di ricevere sostegno psicologico attraverso i centri antiviolenza e servizi di assistenza sociale, per affrontare le conseguenze fisiche e psicologiche della violenza subita; il risarcimento dei danni con il diritto delle vittime a ottenere un risarcimento per quanto subito a causa della violenza, che può includere il rimborso delle spese mediche, il risarcimento per danni fisici e psicologici, e il risarcimento per danni materiali (ad esempio danni alla proprietà); la tutela dei minori dove sono previste misure specifiche per proteggere i minori vittime di violenza domestica, tra cui l'adozione di provvedimenti speciali per garantire il loro benessere e la loro sicurezza durante le indagini e il processo giudiziario; formazione e sensibilizzazione attraverso programmi di formazione e sensibilizzazione rivolti agli operatori del settore, ai professionisti della salute, agli insegnanti e alla comunità in generale, al fine di aumentare la consapevolezza sulla violenza domestica e di genere e di promuovere una cultura del rispetto e dell'uguaglianza di genere.
Dunque si ha la necessità di garantire che le vittime di violenza domestica e di genere ricevano il sostegno e l'aiuto di cui hanno bisogno per superare l'esperienza traumatica della violenza subita e per ricostruire la propria vita in modo sicuro e autonomo.
Da questo primo importante step si arriva poi alla Legge 24 novembre 2023, n. 168, contenente le nuove disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, in vigore dal 9 dicembre 2024. Il Legislatore ha ufficialmente introdotto nuove modifiche al Codice Penale, al Codice di rito e alla normativa, in allineamento con la normativa sovranazionale (Convenzione di Istanbul dell’11 maggio 2011 sulla lotta e prevenzione contro la violenza di genere e la violenza domestica, ratificata ai sensi della legge 77/13) e la giurisprudenza CEDU.
Questa revisione rappresenta una significativa riforma strutturale, coinvolgendo modifiche sostanziali sia al Codice penale che al Codice di procedura penale. Tra le principali novità, vi sono le nuove misure preventive relative all'ammonimento e all'utilizzo del braccialetto elettronico, oltre all'arresto posticipato degli autori dei reati commessi in flagranza e alla previsione di provvisionali a titolo di risarcimento anticipate a supporto delle vittime.
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- Contributi significativi, divulgazione e sensibilizzazione del Codice Rosso
Lo Stato italiano ha la responsabilità e il dovere di divulgare e sensibilizzare al Codice Rosso per garantire innanzitutto la sicurezza dei cittadini assicurando l'efficacia delle leggi e promuovendo dunque una società informata e consapevole dei propri diritti. Le leggi sono utili solo se i cittadini le conoscono. Sensibilizzare la popolazione contribuisce a creare una cultura di consapevolezza e supporto, rendendo più probabile che le persone intervengano o segnalino situazioni di violenza.
Così come lo Stato, anche altre realtà e gruppi hanno il medesimo dovere. È il caso delle istituzioni scolastiche che giocano un ruolo cruciale nell'educare i giovani riguardo ai diritti, alla prevenzione della violenza e al rispetto reciproco, e delle organizzazioni non governative (ONG) che operano nel campo dei diritti umani e della protezione delle vittime di violenza. Ma altrettanto fondamentale è il ruolo dei media, inclusi giornalisti e mezzi di comunicazione, che hanno la responsabilità di diffondere informazioni accurate e approfondite sulle leggi e sulle misure di protezione disponibili e non di limitare l’informazione attorno ai soli eventi di cronaca.
È vitale dunque che la sensibilizzazione e la divulgazione si realizzino in modo costante e attraverso il contributo di tutti, dai professionisti della salute e del sociale alle comunità locali e le associazioni di quartiere, dai media ai datori di lavoro, dalle istituzioni alle realtà sportive e i personaggi pubblici. Solo lavorando insieme allo Stato si può contribuire a creare una rete di informazione e supporto essenziale per prevenire la violenza e proteggere le vittime.
Tra i contributi significativi per il Codice Rosso in Italia, promuovendo la consapevolezza sui temi della violenza domestica e di genere e sostenendo l'importanza delle misure legislative volte a contrastare questo fenomeno, vi è stato e vi è il volto di Valerio De Gioia, Magistrato e Consigliere presso la prima sezione penale della corte di appello di Roma e Consulente Giuridico della commissione di inchiesta sul femminicidio, che ha dedicato gran parte della sua carriera a studiare e combattere la violenza di genere, contribuendo a plasmare il contenuto del Codice Rosso. La sua esperienza pratica ha permesso di delineare una legge che non solo fosse teoricamente valida, ma anche applicabile ed efficace nella realtà giudiziaria per contrastare l'evidente inefficacia e lentezza delle procedure giudiziarie italiane nella gestione dei casi di violenza domestica e di genere. Le sue osservazioni hanno evidenziato la necessità di riforme che permettano un intervento più tempestivo delle autorità, proponendo soluzioni concrete per migliorare la protezione delle vittime, tra cui l'adozione di procedure accelerate e l'introduzione di nuove fattispecie di reato specifiche per affrontare comportamenti particolarmente gravi e diffusi. Il contributo di Valerio De Gioia al Codice Rosso si manifesta nella struttura stessa della legge, che incorpora molte delle soluzioni da lui proposte per migliorare la protezione delle vittime, rispondendo direttamente alle criticità evidenziate nelle sue fondamentali analisi.
Grazie al lavoro di De Gioia e di molti altri esperti del settore, il Codice Rosso ad oggi rappresenta una risposta sicuramente più adeguata e tempestiva alle esigenze delle vittime di violenza domestica e di genere, con l'obiettivo di prevenire ulteriori abusi e di punire severamente i colpevoli, per la costruzione di un sistema giudiziario più efficace e giusto nel nostro paese.
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- Criticità del Codice Rosso
Il Codice Rosso in Italia, nonostante i suoi obiettivi lodevoli, ha suscitato diverse criticità e controversie che meritano attenzione. In primis una delle criticità più rilevanti riguarda l'attuazione disomogenea della legge sul territorio nazionale. Alcune regioni potrebbero avere risorse e procedure migliori rispetto ad altre, creando disparità nell'efficacia dell'applicazione del Codice Rosso. Questa disuguaglianza si manifesta nella variazione delle capacità operative delle forze dell'ordine e dei servizi sociali locali che possono influenzare la rapidità e l'efficacia degli interventi a favore delle vittime di violenza domestica e di genere. Regioni con maggiori risorse finanziarie e infrastrutturali tendono ad avere sistemi più efficienti e personale adeguatamente formato, mentre le regioni con risorse limitate spesso faticano a garantire un'applicazione tempestiva e completa del Codice Rosso. Questa inequità di accesso alla protezione e al supporto per le vittime può essere compromettente per l'obiettivo di una tutela uniforme e diffusa su tutto il territorio nazionale.
Altro aspetto chiave riguarda poi la fruizione effettiva di misure di protezione previste dal Codice Rosso, quali gli ordini di allontanamento, che può incontrare notevoli ostacoli pratici, particolarmente in circostanze o contesti in cui la vittima e l'aggressore condividono una residenza o una comunità ristretta. La complessità derivante dalla coabitazione può rendere ardua l'applicazione di tali provvedimenti, sia per le istituzioni preposte che per le vittime stesse, poiché implica la necessità di trovare soluzioni logistiche e operative adeguate. Questo scenario comporta un rischio aggiuntivo per la sicurezza e il benessere delle vittime, il cui accesso effettivo alla protezione potrebbe essere compromesso da dinamiche di convivenza intrinsecamente ostili all'attuazione delle misure di distanziamento. Pertanto, sebbene tali misure siano cruciali per garantire la sicurezza e la protezione delle vittime, la loro efficacia può risultare compromessa in presenza di sfide pratiche legate alla convivenza forzata con l'aggressore.
Altra controversia arriva poi dalle osservazioni emesse da alcune associazioni dedite alla tutela dei diritti delle donne che hanno delineato una prospettiva critica nei confronti del Codice Rosso, contestandone la limitatezza nell'azione. L'intervento legislativo potrebbe non essere sufficientemente risolutivo nel contrastare la complessità e l'ampiezza della violenza domestica e di genere. Tale mancanza di incisività è spesso associata a una presunta carenza nell'adottare misure preventive e interventi che affrontino anche le radici profonde della violenza di genere, come negli aspetti culturali, sociali ed economici che contribuiscono a perpetuarla. Pertanto il Codice Rosso potrebbe non essere all'altezza delle aspettative per fornire una risposta completa e efficace, e richiederebbe quindi ulteriori sviluppi normativi e strategici per affrontare in modo più completo il problema nella sua complessità e multidimensionalità.
Una delle conseguenze a cui spesso si assiste è la rinuncia da parte delle vittime a richiedere o ad utilizzare le misure di protezione previste dal Codice Rosso motivata da numerosi timori circa eventuali conseguenze. Invero tale ritrosia può essere attribuita a un insieme complesso di fattori, tra cui la percezione di vulnerabilità e di pericolo immediato per un eventuale escalation di violenza e ritorsione, la mancanza di supporto sociale e la sfiducia nelle istituzioni giudiziarie e di polizia. La paura di subire conseguenze negative in seguito all'adozione di misure di protezione, quali l'aumento della violenza o la perdita di indipendenza economica o sociale, può quindi indurre le vittime a esitare nel richiedere assistenza o nel ricorrere a strumenti legali messi a disposizione dal Codice Rosso. La stessa mancanza di fiducia nelle istituzioni può derivare da esperienze pregresse di inefficienza, di scarsa sensibilità o di trattamento non rispettoso da parte degli operatori pubblici, il che può alimentare un senso di disillusione e di isolamento nelle vittime. Pertanto, la riluttanza ad avvalersi delle suddette misure previste rappresenta un aspetto critico da considerare nella valutazione dell'efficacia e dell'accessibilità del sistema di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.
Anche l’inasprimento delle sanzioni penali potrebbe, di conseguenza, non essere del tutto efficace. Pur rappresentando un passo significativo nel rafforzamento della tutela legale delle vittime e nella deterrenza degli aggressori, tale approccio tende a concentrarsi principalmente sugli effetti visibili della violenza, trascurando le dinamiche strutturali e culturali che la alimentano. Le disuguaglianze di genere, sia in termini di accesso alle risorse economiche e sociali che di potere decisionale all'interno delle relazioni familiari e sociali, contribuiscono a creare un contesto favorevole alla perpetuazione della violenza, che spesso trova terreno fertile nella persistente cultura del patriarcato. Quest'ultima, basata su norme sociali e comportamentali che favoriscono la supremazia maschile e la subordinazione femminile, costituisce un fattore determinante nella legittimazione e nell'internalizzazione della violenza di genere. Di conseguenza, pur riconoscendo l'importanza di rafforzare le sanzioni legali contro gli aggressori, risulta imprescindibile adottare approcci multidimensionali che affrontino le cause strutturali e culturali della violenza domestica e di genere, promuovendo una trasformazione sostanziale delle relazioni di potere e una cultura di rispetto reciproco e uguaglianza di genere.
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- Conclusioni
Il "codice rosso" in Italia rappresenta sicuramente un punto di svolta nella lotta contro la violenza di genere, tuttavia, una valutazione critica evidenzia una serie di problematiche che ne minano l'efficacia e la portata del cambiamento sociale tanto necessario.
In primo luogo, nonostante gli sforzi legislativi, persiste una disparità tra la teoria e la pratica nell'applicazione del codice. Le vittime spesso si trovano di fronte a lunghi tempi di attesa per l'assistenza e il supporto, e l'accesso a risorse come centri antiviolenza e consulenza psicologica può essere limitato o inequivocabilmente inadeguato. Ciò dimostra una mancanza di risorse adeguate e una sottovalutazione dell'urgenza della situazione per le vittime.
In secondo luogo, c'è un problema sistemico nell'identificazione e nella gestione dei casi di violenza domestica da parte delle forze dell'ordine e degli operatori sanitari. Troppo spesso, le segnalazioni vengono minimizzate o ignorate, trascurando così il rischio crescente per la vita delle vittime. Questa mancanza di sensibilità e competenza da parte delle istituzioni può portare a gravi conseguenze, incluso l'aumento del rischio di omicidio.
Il Codice Rosso affronta solo una parte del problema più ampio della violenza di genere. Esso si concentra principalmente sulla fase di emergenza, ma è necessario affrontare adeguatamente anche le radici culturali e strutturali della violenza nel nostro paese. La promozione di una cultura di rispetto e uguaglianza di genere richiede interventi sistematici a lungo termine, compresi programmi educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione pubblica e azioni per ridurre le disuguaglianze di potere e di opportunità tra i generi.
Sebbene il Codice Rosso sia un primo importante passo nella giusta direzione, rischia di essere un'arma a doppio taglio se non accompagnato da un cambiamento sostanziale nella mentalità della società. L'attuazione delle leggi è solo una parte della soluzione; è fondamentale un cambiamento culturale che sfidi i pregiudizi e le norme sociali che perpetuano la violenza di genere.
Il Codice Rosso rappresenta dunque una risposta legislativa importante alla violenza di genere in Italia, ma il suo impatto sarà limitato se non si ha un essenziale un approccio integrato che combini interventi legislativi, risorse adeguate, formazione professionale e un impegno continuo per promuovere una cultura di rispetto e uguaglianza di genere.
MeA Forense